Truth
The Falcon and The Winter Soldier
Autore: Malcom Spellman
Regista: Kari Skogland
Anno: 2021
Interpreti: Anthony Mackie, Sebastian Stan,
Wyatt Russell, Erin Kellyman, Danny Ramirez,
Georges St-Pierre, Adepero Oduye,
Don Cheadle, Emily VanCamp, Florence Kasumba e Daniel Brühl
Siamo quasi arrivati alla resa dei conti.
E adesso possiamo dire che nessuno di noi si aspettava una serie di tale portata.
Nessun capolavoro, beninteso, ma sicuramente una serie molto coraggiosa che ha il coraggio di picchiare duro su temi assai importanti.
Da qui in avanti ci saranno degli SPOILER…
Non crediamo ci sia bisogno di fare un riassunto dell’episodio Truth, crediamo lo conosciate tutti, quindi vorremmo, per una volta, partire direttamente con le riflessioni da fare, che sono tante perché tanta è la carne al fuoco.
Truth, come sapete, inizia con lo scontro tra Sam, Bucky e Walker, due modi contrapposti di vedere le cose, di ragionare e di affrontare i problemi.
Non staremo a parlare su chi ha lottato meglio o peggio.
Non siamo qui a fare delle gare.
Perdonateci se ci leveremo alcuni sassolini dalle scarpe recensendo Truth.
Bucky (e Sam) provano a far ragionare John
Abbiamo notato come vi sia un folto gruppo di fan ultra di John Walker, complice anche il fatto che, purtroppo, vi siano in giro tanti haters del suo sublime interprete Wyatt Russell.
Un conto è apprezzare la costruzione ottima del personaggio, nonché la grande interpretazione di Russell Jr, che dimostra di non avere nulla da invidiare al celebre padre.
Un conto è, francamente, continuare a difendere l’indifendibile con la scusa dell’empatia:
“Ma poverino ha perso il suo amico, ha reazioni umane.”
Adesso spiegateci una cosa semplice semplice.
Come si fa a pretendere empatia per le azioni discutibili, per non dire di peggio di Walker, dopo la morte dell’amico Lemar e poi lamentarsi del fatto che Bucky e Sam non siano gli eroi ultra perfetti?
Ci si lamenta che gli eroi sono troppo perfetti, da anni.
E qui ogni reazione umana di Bucky e Sam viene messa sotto processo.
Ogni fottuta azione.
Quindi se abbiamo capito bene, se il cattivo sbaglia e fa stragi, ispirandosi palesemente ai nazisti, è un povero martire.
Se i buoni, vittime di orrori inumani peraltro, sbagliano, vanno bruciati sul posto.
E allora scusateci, visto che si parla di empatia, vogliamo rinfrescare la memoria a chi ci segue.
Sam è interpretato da Anthony Mackie, il quale è un attore favoloso che dà un’umanità autentica al suo personaggio, senza scadere nella banalità.
Ed è un uomo bellissimo, dal fascino incredibile e da un umorismo veramente gustoso che usa per prendere dolcemente in giro l’adorabile timidezza di Stan.
Sam da sempre, subisce razzismo perché è nero, lo subisce, lo abbiamo visto nella serie e non solo.
Sapete cosa significa venire additati perché avete la pelle di colore diverso?
Essere accusati di essere cattivi dentro perché neri?
Essere considerati portatori del ‘marchio di Caino” perché neri?
Sì negli Usa, e non solo lì, si ritiene che i neri siano discendenti di Caino, il fratricida della Bibbia, quindi debbono essere odiati a prescindere.
Ecco perché gli sparano addosso.
Ecco perché Sam rischia l’arresto, nel secondo episodio, solo perché sta discutendo con Bucky.
Lo stesso Isaiah, vittima del peggiore dei razzismi perché oh un super soldato non può essere nero, quindi se reagiva bene al siero, bisognava vivisezionarlo, gli ha detto in questo Truth:
“Non accetteranno mai un capitan America di colore!”
Ah ma è solo un telefilm.
Vero però purtroppo rispecchia la realtà.
Crediamo abbiate sentito tutti nei giorni scorsi dell’ennesima uccisione di un adolescente nero, che si era arreso, esattamente come Nico con il povero san Walker, e a cui hanno sparato a bruciapelo perché boh.
Quindi non veniteci a dire che questo telefilm non racconta la realtà.
Dall’altra abbiamo Bucky Barnes, a cui presta il volto Sebastian Stan.
Stan è una meraviglia di attore, non capiamo come riesca a mostrare tutta questa gamma di emozioni ed essere sempre convincente.
Inoltre, da donne, lasciateci dire, che quest’uomo è sesso che cammina.
Anche per la sua pucciosità nelle interviste.
Per citare le parole del suo fantastico amico Anthony Mackie:
“Quando cammina dovrebbe essere arrestato perché uccide tutte le donne!”
Caldo, caldo, caldo.
Un attimo di pausa…
Arriviamo…
Ok ci siamo svuotate addosso un bacinella di 70 litri di acqua gelata.
Ora siamo più lucide, forse…
Ehm dicevamo dall’altra Bucky che per 70 anni è stato uno schiavo dell’Hydra.
Gli facevano costantemente il lavaggio del cervello.
Gli facevano esperimenti.
Veniva torturato.
E no non può essere arrabbiato.
Non è reale? Ci tocca dire, di nuovo, che, lunghezza della prigionia a parte, purtroppo lo è.
Andate a dirlo che non è reale a tutta la miriade di bambini soldato.
Andate a dirlo a tutti i ragazzi presi e seviziati prima, durante e dopo la guerra fredda dalle rispettive fazioni.
E proviamo a capire che se magari Bucky è arrabbiato con il mondo e vorrebbe tritare chi insulta la memoria del suo migliore amico, Steve, unica famiglia che gli era rimasta, forse proprio torto non ce l’ha eh.
Anzi è un miracolo che sorrida alla vita, come si vede in questo Truth.
Da pacifiste quali siamo, fossimo nelle condizioni di Sam e Bucky, avremmo inseguito Walker, fin dal primo episodio, con una mazza ferrata.
E, ripetiamo, siamo pacifiste.
Qui veniamo ad un altro punto assai importante.
La differenza sottile eppure enorme che vi è tra Walker e Sam e Bucky.
A Walker interessa vincere, non importa chi calpesterà e umilierà.
L’importante è vincere.
Questa è una denuncia della tipica mentalità americana, secondo la quale vali solo e soltanto se vinci.
Concordiamo con lui quando dice che il governo lo ha creato, lo ha obbligato a seguire ordini e lo ha reso com’è.
E aggiungiamo che quei senatori sono peggio di lui perché almeno Walker ha le attenuanti generiche dello stress post traumatico, patito in Afghanistan, questi sono lucidi e nessuno ci leva dalla testa che Walker sia stato scelto per un motivo molto preciso.
Sapevano benissimo che era instabile, che andava aiutato e invece lo hanno caricato, apposta, di un peso enorme, sapendo che sarebbe sbroccato.
Lo scopo è molto semplice.
Demolire l’immagine degli eroi e costruirne di governativi, in modo da poterli avere a proprio uso e consumo.
In questo senso sì, è una vittima e si può avere empatia per lui.
Non riusciamo ad averla quando, invece, cosciente o meno, racconta ai genitori di Lemar di aver ucciso l’assassino del loro figlio quando Nico non solo era innocente di tale omicidio ma non aveva mai ucciso nessuno.
E in più aveva come eroe Capitan America.
Pensate che orrore essere uccisi dal proprio eroe senza alcun motivo valido mentre invocate pietà.
Tra l’altro tutta la scena con i genitori di Lemar sembra l’incontro tra il principino che si abbassa ad andare a trovare i camerieri/schiavi, i quali grati di tanto interessamento, vedono in lui il povero santo eroe che si è sacrificato per colpa loro ed è perseguitato dai poteri forti.
A noi sono venuti in mente i vari complottisti, Qanon e via discorrendo.
Ah tra l’altro è ributtante che la madre di Lemar sia felice della morte di qualcuno.
Tipica mentalità americana dell’occhio per occhio, dente per dente.
Parlavamo di differenza sottile eppure enorme tra Walker e i due Avengers.
Bucky decide di fare una cosa, in questo Truth, che spiazza lo spettatore e che, siamo sicure, sia stata poco compresa.
Va a cercare Zemo per consegnarlo al Wakanda.
Sa benissimo che il barone lo aiuterebbe a risolvere l’indagine, eppure decide di fare un passo indietro perché è ora che il Wakanda e la sua gente abbia giustizia.
Potete adorare il personaggio di Zemo quanto volete, Daniel Brùhl è un attore incredibile, favoloso e lo rende benissimo, inoltre Zemo agisce con un suo particolare codice d’onore che lo porta a rispettare Bucky e Sam.
Tuttavia piangere perché va giustamente in galera per l’omicidio di un innocente, perché tale era il re del Wakanda, beh, perdonateci, è da dementi veri.
Quello che fa Bucky è la forma più alta di etica.
Può vincere, può portare avanti l’indagine a cui tiene anche a livello personale perché lo aiuterebbe non poco a chiudere i suoi tanti, troppi conti con il passato ma decide che no è più importante che il popolo Wakandiano abbia giustizia.
Più avanti Sam lo dirà alla sorella Sarah:
“Ho imparato che non posso sempre vincere.”
Ciò demolisce l’idea sopra, il mito americano del vincente, sempre e comunque.
Sei un eroe anche quando capisci che devi fare un passo indietro in nome del rispetto che devi alle persone, che non devono essere mai calpestate.
Perché se le calpesti allora non sei migliore di chi combatti.
Ripetiamo questa è la più alta forma di etica.
Rinunciare alla vittoria per amore della giustizia e del rispetto per gli altri.
In un unico gesto si fa a pezzi la sciocchezza del bene superiore e si riconosce che ogni persona abbia diritto a pari rispetto, dignità e amore.
Questo vale sempre, indipendentemente dal fatto che siano essi nostri amici o meno.
Questa è la linea sottile eppure enorme che separa Walker da Sam e Bucky.
Tutti e tre hanno i mezzi per vincere sempre e comunque ma il primo lo fa sempre, fregandosene degli altri, i secondi no, sono capaci di fare un passo indietro.
In una società dove si insegna che solo i vincenti valgono è un messaggio assai potente e importante.
Anche perché lega con il discorso del razzismo subito da Sam e da Isaiah, in quanto loro sono stati considerati esseri inferiori essendo di colore e calpestati in nome di un “bene superiore”, (quale poi?), dimenticandosi che fossero persone.
E lega anche con il bellissimo dialogo nel finale di Truth tra Sam e Bucky, dove si parlano a cuore aperto per la prima volta, quasi con timidezza, raccontando le proprie paure, i propri desideri e quasi scusandosi a vicenda.
Bucky fa capire a Sam, che malgrado una parte di sé sia libera, l’altra è ancora prigioniera e forse lo sarà per sempre.
Sam gli insegna una cosa semplice e importante, aiutandolo molto più della psichiatra:
“Devi smetterla di farti dire dagli altri chi sei!” sottotitolo: sei un uomo libero, devi essere tu a scegliere, non sei uno schiavo.
Bucky spiega anche la sua rabbia per lo scudo, che considerava una cosa di famiglia, eppure arriva a scusarsi perché ha compreso quanto sia complicato per Sam, in quanto uomo di colore, diventare Capitan America.
Sam, a sua volta, sa che Bucky ha ragione, che lui può essere anche capitan America, deve essere lui a scegliere e non farsi condizionare da nessuno, nemmeno dalle sue paure.
Glielo dice anche sua sorella.
Sam è pronto, deve solo ammetterlo.
Il loro legame è bellissimo e autentico.
Citando un celebre magnifico film (Casablanca):
“Forse noi oggi inauguriamo una bella amicizia”
Un’amicizia che vale doppio perché si tratta di due persone vittime di abusi psicologici e fisici, di diverse etnie, calpestati nella loro dignità di esseri umani più e più volte.
Eppure capaci di scegliere cosa sia giusto, cosa dare agli altri, nonostante quello che hanno patito perché uniti dallo stesso tipo di etica e dallo stesso tipo di rispetto e amore per tutte le persone in eguale misura.
E se questo non commuove, boh, ci spiace ma forse non siete umani.
Solo per questo, Truth merita dieci.
A proposito di empatia, qualcuno sembra essersi dimenticato che una delle principali villain di questa serie, Karli Morgenthau ( Erin Kellyman è assolutamente fantastica nel renderla così dolce, fragile quasi innocente eppure combattiva e spietata), ha delle ragioni nobili nel suo agire molto molto alte.
In Truth vediamo diverse cose interessanti in tal senso ma le avevamo viste anche nei precedenti.
Sam, nello scorso episodio, le aveva detto chiaro e tondo che condivide i suoi ideali.
E’ bellissima l’idea di un mondo, un popolo.
E le loro rivendicazioni sono giuste.
Questa gente è stata ingannata, presa in giro, lasciata a morire, come se fosse spazzatura.
E di nuovo ci tocca dire che tutto ciò è drammaticamente reale.
Pensiamo a tutti i profughi considerati invasori.
Pensiamo a tutti i disoccupati lasciati a casa senza nessun motivo valido, pur avendo mille competenze e avendo dato tante alle aziende.
Karli agisce in maniera brutale, sbaglia in quel senso.
Non è così che ci si fa ascoltare.
Tuttavia provate a pensare come deve essere brutto sentirsi così soli ed emarginati da arrivare a pensare che l’unico modo per farsi ascoltare e vedere siano le bombe?
Succede più di quanto crediamo ahimè.
Eppure per lei abbiamo letto in giro tante sentenze di morte.
“E’ una criminale, non merita comprensione. Non merita di essere paragonata a Wanda.”
Scusate se questa settimana siamo così aggressive nel recensire però ci tocca dire che chi dice così non ha capito nulla di ciò che vede.
Soprattutto di questo Truth.
Per fortuna non sono mancati momenti più sereni in questo Truth, nonostante il fatto che anche questi derivano da un messaggio importante.
Messi in panchina dopo la morte del povero Nico, Bucky sembra sparire nel nulla, Sam torna da sua sorella e scopre che la barca su cui lavora Sarah è talmente messa male da risultare invendibile.
La donna sembra voler portare avanti la tradizione familiare nel preparare i pasti ai vicini bisognosi.
Lo sappiamo di suonare come un disco rotto ma qui si vede l’importanza dell’empatia.
Sam si rende conto che, forse, potrebbe chiedere aiuto alle persone soccorse dai loro genitori in passato e quando lui fa un giro di telefonate, spiegando la situazione questi rispondono: “Certo, qualsiasi cosa per i Wilson.”
In poco tempo arrivano: materiali, manodopera, gente comune ben disposta e felice di poter ricambiare pienamente la generosità che avevano ricevuto.
In questo forse c’è l’entrata in scena più bella e divertente di tutte: devono scaricare un componente parecchio pesante e Sam chiede: ‘ok, mo come lo portiamo giù dal camion?’ Arriva Bucky all’improvviso e, senza proferire parola, lo sposta come se fosse una piuma.
E come sempre, quando ci sono le persone normali di mezzo, ci sono anche gli scherzi, le battute sapide, lo spirito di Sarah capace di mandarti a quel paese per direttissima anche se sta sorridendo e, cosa che ha strappato un sorriso – finalmente – pure a Bucky: i bambini che sfiorano lo scudo di Cap con rispetto e ammirazione.
Forse non tutto è perduto e, forse, il rispetto di quei bimbi crescerà maggiormente quando Sam ammetterà a sé stesso che Steve aveva avuto sempre ragione su di lui, che è il suo degno erede, e prenderà il ruolo di Capitan America, un ruolo che è sempre stato suo di diritto.
Come se tutto questo non fosse abbastanza, in Truth, abbiamo la comparsa di un nuovo personaggio: la contessa Valentina Allegra de la Fontaine, poco dopo il processo fatto a Walker, che non solo gli dà ragione sull’atroce omicidio di Nico, ma afferma che ha fatto una scelta giusta a prendere il siero e che lo ha reso una risorsa importante agli occhi di qualcuno.
A noi questa figura ha puzzato sin da subito di Hydra, considerato il fatto che nei fumetti uno dei suoi nomi è, appunto, Madame Hydra. Perché, onestamente parlando, siamo molto stupite del fatto che ancora non si sia vista questa organizzazione in giro negli eventi della serie e del MCU in generale.
Non possiamo negare di essere molto preoccupare per Bucky visto che di sicuro l’Hydra, nei suoi confronti, ha il dente avvelenato.
Altra figura sospetta nell’episodio è Sharon Carter.
La vediamo per qualche minuto alle prese con una telefonata in cui dice chiaramente a Batroc, nemico giurato di Sam: “Staresti marcendo in una galera algerina se non fosse stato per il mio intervento.”
A questo punto ci chiediamo: chi diavolo è davvero Sharon? E’ Power Broker come tutti dicono? Noi non lo crediamo. Questa che vediamo è davvero lei oppure qualcun altro o, meglio, qualcos’altro tipo skrull? Ancora non lo sappiamo.
Ipotesi bomba: e se Power Broker fosse, semplicemente, il nuovo nome che l’Hydra si è data?
Sappiamo, invece, che Batroc ci fa preoccupare per le sorti di Sam.
Dulcis in fundo, Truth finisce con una scena agghiacciante: abbiamo i Flag-Smashers, alleati di Batroc, che stanno per far saltare la sede del GRC, ovvero una sorta di direttivo mondiale, che vuole rimettere le frontiere e rispedire i profughi nei loro paesi.
E’ tutto molto bello.
Alla faccia della serie leggerina, da super eroi, da bimbi.
La prossima volta cosa ci aspetta?
Una tortura di massa?
No no fate finta che non lo abbiamo scritto. Non vogliamo dargli suggerimenti.
Siamo partite con le aspettative molto basse per questa serie e, adesso, possiamo dire che ci mancherà questo appuntamento settimanale.
Non crediamo che il finale di The falcon and the winter soldier sarà definitivo, risolveranno molte cose, sì, ma altre le lasceranno in sospeso in modo che possa essere spunto per qualche film o qualche altra serie.
Ci sarà una seconda stagione?
Non lo sappiamo.
Ci piacerebbe tanto ma non dipende da noi e, comunque, se mai avverrà, dovranno districarsi nel già fitto programma della nuova fase dell’MCU per trovargli un posto.
Un compito decisamente non facile.
Recensione di
Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia
Potete vedere The Truth, quinta puntata di The Falcon and the Winter Soldier qui sotto
The Falcon and The Winter Soldier Disney Plus
Disclaimer: Tutte le immagini e i video di The Falcon and The Winter Soldier appartengono ai Marvel Studios e a Disney Plus
Vi lasciamo qui sotto due video molto interessanti, che riguardano anche Truth
Una vera terapista analizza John Walker
E aveva anche analizzato Sam e Bucky e la loro amicizia